Siamo state presenti negli USA per 40 anni e da 20 anni le piccole sorelle Simone, Amy e Rita vivevano ad “Abraham House”, una casa d’accoglienza per carcerati, ma anche luogo di incontro e di speranza per ex carcerati e per le loro famiglie. Da alcuni anni le piccole sorelle non avevano più la responsabilità della casa, ma vi abitavano, come una presenza amica. Si occupavano però dell’animazione pastorale della comunità cristiana che vi si riuniva ogni fine settimana. Ultimamente, il cambio della direzione e dello spirito che anima la casa hanno fatto sì che le piccole sorelle non si sentissero più di viverci in coerenza con la loro vocazione. Nel mese di settembre hanno lasciato New York per cominciare una nuova “avventura” a Bruxelles.

Davanti a Abraham House

 

Amy ci parla di questa partenza e di questo nuovo inizio.

“C’è un tempo per tutto e un tempo per ogni cosa sotto il cielo” (Eccl. 1)

 E’ vero e la Scrittura ce lo ricorda, però ciò accade non senza sofferenze e lacrime. Abbiamo lasciato New York e laggiù tanti amici. Il 25 agosto c’è stata la “despedida” (la festa di addio). L’equipe di Habraham House e un amico, cuoco di mestiere, avevano organizzato la Messa seguita dal pranzo. Durante il canto di addio e la catena dell’amicizia, molti piangevano. Quel giorno e anche i giorni precedenti molta gente ci aveva espresso la tristezza per la nostra partenza e il vuoto che avremmo lasciato.

Benché questa decisione fosse stata lungamente pensata e maturata, anche per noi la partenza non è stata facile. Possiamo soltanto pregare e sperare che il progetto continui, anche se da un bel po’ di tempo sentivamo che la nuova direzione, presente ormai da due o tre anni, aveva altri interessi e altre prospettive. Ad Habraham House molte persone e anche i giovani, hanno fatto di tutto per conservare lo spirito della casa e speriamo che, nonostante tutto, la vita continui.

Eccoci ora tutte e tre a Bruxelles, cercando di inserirci in una città per noi ancora sconosciuta. Attraverso internet abbiamo trovato un appartamento in un quartiere commerciale (molto cemento e pochi uccellini!), ben servito dai trasporti pubblici e vicino all’ospedale Saint Jean. Visto il nostro stato di salute, ci voleva una casa con l’ascensore, difficile da trovare in un quartiere popolare.

La maggior parte degli abitanti del centro di Bruxelles sono immigrati, ma c’è lo sforzo di riportare i Belgi a vivere in centro; questo permette di trovare affitti ragionevoli. Per il momento siamo nella fase delle tante pratiche amministrative, dei primi contatti con i vicini e anche del … raccapezzarci in città.

Simone si è già messa in contatto per fare volontariato nelle cure palliative, all’ospedale Saint Jean. Rita si è impegnata per aiutare in cucina in un centro di accoglienza per i senza tetto. Io sono andata a vedere al “Poverello”, un centro di accoglienza per persone sole e senza fissa dimora; mi sto informando anche se c’è qualche possibilità di visitare i carcerati.

Prima di tutto però andremo a trovare le piccole sorelle in Francia. Dopo 40 negli Stati Uniti, ci sono diverse fraternità che non conosciamo e molte sorelle che non abbiamo rivisto da … secoli! Vogliamo anche andare a trovare fratel Peter che si trova in una casa di riposo a Lodève; dopo tanti anni passati negli USA e ad Habraham House, dove abbiamo lavorato insieme, si trova a vivere una grande solitudine in questa ultima tappa della sua vita. Ad Habraham House qualcuno diceva: “Non ha più forze perché le ha spese tutte per noi”.

Al ritorno avremo la prima messa nella nostra cappella.

Vi daremo altre notizie in seguito.

Vi abbracciamo ciascuna con tanto affetto e contiamo sulla vostra preghiera per quelli che abbiamo lasciato e per il nostro nuovo inizio qui.

Sappiate che sarete sempre le benvenute qui tra noi.

Categorie: Notizie