Sono nata in un paese del vicentino. Quarta di cinque figli, un fratello e quattro sorelle, è stata proprio la mia bella e numerosa famiglia ad iniziarmi alla vita!
Il mio percorso parrocchiale è stato come quello di tanti, visto che in quel periodo parrocchie e associazioni erano luoghi molto vivi e vissuti…catechismo, ACR , Scout, per approdare poi ad un’esperienza che mi ha segnato particolarmente.

Una bella avventura..
Frequentavo la quarta liceo scientifico quando ci è stato proposto di partecipare ad un campo di lavoro organizzato dai ragazzi dell’Operazione Mato Grosso, per raccogliere fondi per le popolazioni più povere dell’America Latina.
Insieme a qualcun altro della mia classe ho deciso di tentare l’avventura! Beh! Forse all’inizio le motivazioni non erano delle più nobili. Mi affascinava il fatto di incontrare nuova gente, fare qualcosa di diverso.. e l’avventura è continuata visto che si è costituito un gruppo OMG tra chi voleva impegnarsi anche durante l’anno.
Ci trovavamo la sera per la lavorazione del cuoio, lo smistamento di medicinali, la raccolta di carta e ferro vecchio, etc.. e la domenica mattina per il lavaggio auto.
Il lavoro era e rimane uno dei cardini dell’OMG, perché lì il donarsi si fa concreto, visto che tutti i soldi vengono mandati alle missioni. E delle missioni ci parlavano gli amici che ci vivevano e che ogni tanto rientravano in Italia: ragazzi/e, famiglie, sacerdoti… Essendo un movimento aconfessionale, tutti potevano farne parte. E sono state proprio le persone che si dicevano ‘non credenti’, ma che vivevano la gratuità, la solidarietà, la sobrietà in maniera così autentica, a colpirmi particolarmente, riuscendo a scuotere pure la mia fede! Mi dicevo: ‘Quante belle liturgie e poi quanta incoerenza!!’.

..ma l’inquietudine rimane!
Una volta finiti gli studi di logopedia, il desiderio di poter condividere un tempo un po’ lungo con i ‘campesinos’ dell’America Latina mi ha portata in Ecuador per un anno.
Nell’immergermi in quella realtà, si è fatta più forte quell’inquietudine che in tutti quegli anni mi aveva accompagnata, ma che puntualmente mettevo a tacere.
Da una parte sentivo in quel ‘fare’, in quella fatica anche fisica, un gesto di bene concreto, dall’altra c’era una dimensione spirituale che non riusciva a trovare il suo spazio.. e così mi sono ritrovata in una bella crisi esistenziale, chiedendomi il senso di tutto e, in primo luogo, della vita!!
Una vita di fatica per quelle famiglie, che vivevano in piccole capanne sperdute tra le Ande.. una vita che non poteva avere senso se non c’era qualcosa al di là della morte.. Ma dov’era finita la mia fede?
Nel tornare in Italia ho ripreso i fili del mio cammino: la relazione con un ragazzo, il partecipare al gruppo OMG, la ricerca di lavoro come logopedista, che provvidenzialmente ho trovato… Ma nulla di tutto questo riusciva a colmare quel vuoto e a pacificare quell’inquietudine, divenuta ormai insostenibile! Trovavo pace solo quando facevo una scappata in Chiesa.. silenziosa e vuota.

Allora bisogna fermarsi!!
Dovevo davvero fermarmi e guardarmi dentro!! Mi sembrava che qualche giorno in un monastero potesse essere l’ideale. In quel silenzio e in quel sostare mi sono detta che se non c’era Dio non aveva senso nulla! Una frase di Carretto mi spronava e mi incoraggiava. ‘Desiderare credere è già credere’ diceva… Quanto lo desideravo!
Ma se Dio esisteva, la fede doveva necessariamente coinvolgere tutta la vita, tutta la mia vita.. doveva consistere in un affidamento totale!
Quello è stato per me un nuovo inizio. In questa ricerca di Lui e insieme del mio vero io, ho cominciato a prendere coscienza che quel ragazzo non era per me, quel lavoro non era per me, quel gruppo non era per me.. Ma allora cos’era???

Io religiosa? Quando mai!
Una voce dentro mi suggeriva: ‘e se fosse la vita religiosa?’. No! Non poteva essere per me!
La consideravo una vita lontana dalla realtà del mondo, dove ci si doveva in qualche modo modellare senza poter essere veramente se stessi… Ma quella voce continuava.. e io la zittivo!
E’ stata una vera e propria lotta interiore fino a quando ho realizzato che il mio desiderio più profondo era quello di donare la mia vita a Dio e agli altri.. non era forse questa la vita religiosa?!
Mi capitava ogni tanto di andare a Spello dai Piccoli Fratelli per vivere la dimensione della preghiera. Mi piaceva il silenzio, il loro stile semplice, la loro accoglienza fraterna.. e così ho chiesto se vi fosse anche il ramo femminile.

Mai dire mai!!
Nel passare alcuni giorni con le Piccole Sorelle del Vangelo a Foggia mi è apparso chiaramente che quello era il mio posto…difficile da spiegare!
E’ come quando portiamo in noi un qualcosa al quale non riusciamo dare né volto né nome.. ed ecco che ce lo troviamo davanti nella sua concretezza: una vita semplice, la preghiera silenziosa, l’amicizia con le persone del quartiere e la condivisione della loro vita (un monolocale come abitazione, le pulizie come lavoro..), il camminare insieme nella fede e nella promozione umana.
Non ho tardato a lasciare tutto per iniziare il cammino con le sorelle, anche se la mia famiglia stava ancora in lutto per mio fratello che qualche mese prima ci aveva lasciati a causa di un incidente stradale! Nonostante tutto sentivo di dover andare.. mi fidavo di Lui!! E così con i miei 26 anni ho cominciato a percorrere le strade della Fraternità.. dalla Francia ad Haiti, dal Salvador all’Italia.. Strade e sentieri sempre nuovi, contesti diversi, ma impregnati dello stesso profumo.. con qualche svolta totalmente inaspettata, visto che Dio non finirà mai di sorprenderci!!

Piccola sorella Marta