“… mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra” 
(Salmo 16,11)

Cosi termina un salmo che mi è particolarmente caro perché legato alla Sua chiamata che risuona in me in tutta la sua freschezza quando, rileggendo, o meglio, pregando questo salmo mi rivedo, adolescente, nel silenzio di un ritiro nei giorni santi, nella bella natura primaverile dell’alta Brianza.

Il desiderio di una chiamata a donare al Signore la mia vita si era manifestato già da tempo, quando frequentavo la scuola elementare, ma l’avevo forse coscientemente allontanato, presa da mille attività interessanti: in parrocchia, all’oratorio, nella diocesi, nella scuola, negli impegni sociali…

Poi questo ritiro, una presenza forte del Signore, una parola che ha parlato al cuore come diretta a me e a me sola! … e il salmo 16 mi ha suggerito le parole della mia risposta: “nelle tue mani è la mia vita … di questo gioisce il mio cuore…dolcezza senza fine alla tua destra”!

E iniziata così l‘inquietudine della ricerca, durata parecchi anni: come, in che luogo, in che modo donare la mia vita al Signore?
La vita religiosa? Nonostante l’amicizia e la bella collaborazione che mi legava alle suore dell’oratorio, la loro forma di vita non mi attirava!
Forse una consacrazione laica poteva essere la soluzione? Mi sembrava la più fattibile poiché mi avrebbe permesso di restare con i miei genitori di cui sentivo la responsabilità in tanto che figlia unica…
Avevo finito gli studi universitari, avevo un lavoro fisso, era il momento di decidersi.

Proprio in questo momento il sacerdote dell’oratorio mi ha fatto una proposta inattesa: “Perché non andiamo quest’estate a trovare una mia amica in Francia che è piccola sorella del Vangelo?” Quell’anno santo 1975 avevo già in programma un pellegrinaggio a piedi da Assisi a Roma, con la FUCI, ma sapevo quanto fosse importante questo viaggio per don Camillo, già segnato dalla malattia. Ricordo che la mia prima risposta, fu: “Ma chi sono le piccole sorelle del Vangelo?” “Delle specie di suore” mi disse!

Cosi ho conosciuto queste “specie di suore”: non avevano un abito particolare, se non per la preghiera, non vivevano in conventi ma in ‘case normali’, facevano lavori semplici, spesso di pulizie, per guadagnarsi da vivere… E quando sono entrata nella cappella, la stessa in cui prego in questi giorni, qui nella fraternità di Bonnefamille, ho avuto l’intuizione che era qui che il Signore mi attendeva e mi voleva.

Ma naturalmente ho fatto di tutto per dimenticare questa prima reazione e, al ritorno, ho continuato a … far finta di niente!
Ma ho dovuto cedere e l’anno seguente sono ritornata a Bonnefamille, ho approfondito la conoscenza delle piccole sorelle, conosciuto altre comunità, in particolare a Foggia.

Il seguito potete immaginarlo! Non c’è più stato nessun argomento umano capace di fermarmi: “Lasciare i tuoi genitori, per di più per andare all’estero? E lasciare un lavoro fisso, di ruolo? Poi non conosci nemmeno il francese!”

Nell’ottobre del ’77 sono partita per iniziare il postulato, proprio a Bonnefamille, luogo del primo ‘innamoramento’.

Da Bonnefamille vi scrivo in questo momento, dopo 43 anni di vita piena, gioiosa, donata; ho avuto diverse missioni, in Europa e in altri paesi; ho avuto la fortuna di percorrere il mondo, almeno il mondo delle nostre comunità e di conoscerle da vicino, apprezzandone la vitalità e la generosità, il servizio reale ai più piccoli e più poveri, nei nostri luoghi di vita.
Posso riaffermare che questa vita di ‘specie di suora’ ha riempito le mie attese. E oggi come cinquanta anni fa posso dire: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice…”

piccola sorella Carla