Non sono stati Ignazio di Loyola – il fondatore dell’ordine a cui appartengo – né Charles de Foucauld – beh, lui lo conoscete – a farci incontrare, ma Jeanne d’Arc, patrona della parrocchia di Saint Denis (Francia), dove ero stato inviato per assicurare qualche celebrazione domenicale durante i miei anni parigini.
Tra le numerose gradevoli sorprese che mi ha riservato quest’esperienza, ecco spuntare i volti di Armelle, Bruna e Carla (che trinità!), che, tra una frase in francese e una battuta in italiano, mi davano “la bienvenue” e mi invitavano a
pranzo. Quel pranzo non è rimasto un caso isolato.

Le parole non bastano per esprimere la gratitudine di quel giovane sacerdote, appena ordinato e un po’ impaurito, davanti a cui si aprivano le porte di un luogo in cui sentirsi a casa: senza dover mostrare o dimostrare nulla, condividevamo in semplicità pietanze e scoperte, fatiche e risurrezioni, e ripartivo con il gusto dell’amicizia, e di Dio, e con un po’ più di speranza.

In quegli incontri, che successivamente hanno coinvolto altre piccole sorelle, di diverse età e tappe di vita religiosa, ho sentito vibrare corde femminili di una spiritualità viva, note intrecciate di Charles de Foucauld e di René Voillaume, echi di un vangelo che non smette di incarnarsi. Grazie