Credo di aver sentito nominare per la prima volta Charles de Foucauld quando a 24 anni mi stavo preparando per un’esperienza in missione in Camerun.  Era un pomeriggio di fine estate e mi trovavo in un paesino del Belgio noto per un santuario mariano, Banneux, e lì in una casetta nei pressi della piccola chiesa del villaggio ho conosciuto due anziane piccole sorelle: non conoscevo ancora il francese, mi trovavo lì proprio per studiarlo e credo di aver capito quasi nulla di quanto abbiano raccontato. Ma mi colpì qualcosa di loro tanto da ricordarmele ancora… Negli anni a venire ho avuto modo di capire cosa mi restò nel cuore perché l’ho ritrovato in tante persone che come una trama ininterrotta di tenerezza mi ha accompagnato fino ad oggi.

Ero un giovane pieno di entusiasmo che si preparava a vivere un’avventura in missione: sognavo di mettermi al servizio, di fare grandi cose; imparai il francese senza difficoltà, tanti mi incoraggiavano e si complimentavano per la mia scelta di partire per due anni al termine dei miei studi universitari. Mi sentivo protagonista della mia vita, avevo offerto al Signore questo tempo, ero carico e felice di “buttarmi”!

Ma la mia esperienza in terra di missione andò molto diversamente da quanto avevo immaginato. Andai in crisi. Mi riscoprii fragile, mi sentivo incapace, non volevo capire. Non volevo accettare. Ci riprovai due anni più tardi. Ma l’esito fu quasi uguale alla prima esperienza.  Mi sentivo un cane bastonato con la coda tra le gambe. Impaurito. E con la vita davanti e tante scelte da prendere.

Charles de Foucauld mi accompagnava, sullo sfondo
Nel frattempo però avevo conosciuto tante persone che avevano lasciato un segno indelebile nel mio cuore e senza saperlo mi donavano, un pezzo per ciascuno, la chiave per interpretare l’esperienza di  fallimento che stavo vivendo.  Charles de Foucauld mi accompagnava, sullo sfondo: avevo letto un libro su di lui durante una gita in montagna in solitudine. Avevo incontrato e conosciuto il Vescovo Philippe, piccolo fratello e alcuni suoi confratelli missionari della prima ora in Nord Camerun.  Un’amica condivideva con me i suoi primi passi al seguito di fratel Charles con le piccole sorelle e in un pomeriggio estivo rideva sorpresa di sentir pronunciare da me questo nome francese sconosciuto a tanti! E un prete da cui mi lasciavo guidare nel mio cammino di ricerca – tormentato – che mi passava dei libri sulla vita e la spiritualità di fratel Charles.

Un cielo stellato per un navigatore in mezzo all’oceano 
Non sono stati gli scritti o le parole dette – che pure sono state e sono tuttora sempre un faro e una guida nel mio cammino spirituale – a lasciare di più il segno in me. Nemmeno le vicende della sua vita che pur riconoscevo con tante cose in comune con la mia, soprattutto nella fase di ricerca iniziale.
Sono state le persone che ho incontrato nelle mie variegate esperienze che ho avuto la Grazia di fare nel mondo della Famiglia spirituale di Charles de Foucauld, spinto da una ricerca di essenziale e di verità nella mia vita. Ciascuna a modo suo e nella variopinta diversità delle relazioni che si creano, ma tutte accomunate dalla luce, dalla pace interiore, dalla dolcezza, dalla mitezza e dal sorriso  e da un esempio di vita; come un cielo stellato per un navigatore in mezzo all’oceano sono stati la mappa per la mia vita.

Uno stile
E’ un po’ come se fratel Charles mi avesse guidato, insieme a tante persone che hanno parlato con la loro vita e mi avesse aiutato a far verità nella mia e a riscoprire l’essenziale del Vangelo. Insieme mi hanno regalato uno stile per vivere la fede che ancora mi affascina, mi stimola, mi consola, mi avvicina a Gesù.
Con serenità ho abbandonato l’idea di iniziare il cammino con i piccoli fratelli e sono rientrato a casa. E con la stessa serenità, qualche mese dopo, ho incontrato Antonella.

 

Famiglia, vita comunitaria, sociale e politica  nel segno “dell’abbandono”
Il giorno del mio matrimonio con Antonella in chiesa abbiamo recitato la preghiera di abbandono, per il desiderio di costruire la famiglia con quella fiducia, sorgente di pace. E’ nata la voglia di realizzare una piccola “Nazareth” nel nostro B&B che nel frattempo era diventato il mio lavoro e di donarsi come seme che cade in terra e si consuma e muore, con i piccoli gesti d’amore di tutti i giorni, là dove il Signore ci avrebbe indicato. Sono subito arrivati uno dopo l’altro tre bambini e dalla prima nascita non abbiamo più dormito una notte intera dalla sera alla mattina… ci riempiono di gioia anche se le preoccupazioni e i problemi piccoli e grandi non mancano mai.  Poi c’è la vita nella comunità, nella parrocchia, ma anche “politica”, da cittadino attivo, in modo semplice e ordinario, con le sfide del momento attuale.

I sorrisi che abitano il quotidiano
Sullo sfondo del mio quotidiano ci sono sempre quei sorrisi, quelle splendide relazioni, quelle attenzioni delicate ricevute, la tenerezza e la mitezza, l’umiltà, la ricerca dell’ultimo posto, il sogno di fraternità… di tante sorelle e fratelli che mi hanno fatto conoscere sempre di più Gesù, amico e fratello.  Il sorriso del vescovo umile che ascolta tutti e vive in povertà. Il sorriso del contadino-prete, come quello di un bambino, che dopo la giornata tra gli ulivi e a dar una mano ai vicini, spezza il pane coi fratelli. Il sorriso del falegname precario a Lille che alla sera esce a incontrare barboni del centro, tossici, prostitute, matti, e con loro beve un bicchiere caldo di tè. Il sorriso della piccola sorella che dalle miserie di Haiti al ristorante del centro di Parigi arriva sempre vicino al mio cuore per la nostra bella amicizia. E ancora infiniti sorrisi…
Questi fratelli e sorelle ancora mi tengono per mano nonostante la lontananza e la diversità di vocazione e per questo dono grande non smetterò di essere grato. 
Ho letto il Vangelo di Gesù nella vita di questi fratelli e sorelle, non con le parole ma attraverso una luce che brillava nei loro semplici gesti. La prima pagina di questa Buona Novella forse l’ho incontrata quel giorno a Banneux…  Mi auguro di poter sfogliare ancora tante pagine e chissà, magari poterne scrivere qualcuna insieme alla mia famiglia!