Piccola Sorella Anna condivide come la situazione creata dall’epidemia di Covid19 puo’ essere forza di trasformazione.
Che strana quaresima stiamo vivendo! Cosa vuole dirci il Signore attraverso quello che sta accadendo?
Questo piccolo virus, talmente piccolo che non si vede, ha messo in ginocchio milioni di persone!
Ci ha rubato la socializzazione: non ci si può riunire in gruppi, all’avvicinarsi di una persona dobbiamo tenere un metro di distanza, non possiamo dare la mano, e soprattutto niente baci. Noi, gli italiani, che amiamo tanto stare insieme, fare festa, noi, che siamo spontaneamente disposti ad avvicinarci agli altri, entrare in contatto, aiutare …. E adesso dobbiamo isolarci, metterci delle maschere di protezione, prendere distanza. Non si può neppure andare in chiesa per fare una preghiera.
Questo piccolo virus ci dà l’opportunità di fare un tempo di “deserto”: soli, nella nostra camera, soli con noi stessi, con le nostre paure e le nostre angosce, ma anche con le nostre risorse di vita interiore, le nostre relazioni, che domandano di trovare nuovi modi per esprimersi: un colpo di telefono, un WhatsApp, un messaggio mail, una maggiore attenzione verso i vicini dello stesso palazzo…
In questa quaresima vivremo un digiuno eucaristico, dura privazione, un digiuno che non avevamo previsto, che non avremmo mai scelto …. Cercheremo di nutrirci maggiormente della sua Parola, del silenzio obbligato e della solitudine non scelta, opportunità di dialogo intimo con Dio, un dialogo da poveri, fatto più di domande, di interrogativi, di “perché?”, di “fino a quando, Signore?” ….
Non mi ritrovo in quel genere di preghiere che stanno circolando sui social, che alcuni invitano a fare: bisogna pregare Dio, perché lui ci salverà! … Con la preghiera noi non abbiamo niente da temere! … Chi ha la fede non sarà colpito da nessun male! …
Io prego, mi affido a Dio, cerco di abbandonarmi a Lui, ogni giorno, ma la mia fede è tanto piccola, povera; è una fede che cerca di aprirsi alla sua volontà, che si manifesterà giorno dopo giorno, un momento dopo l’altro, una fede disponibile ad accogliere quello che verrà e che non conosco, dunque una fede che non ha la certezza che il mio Dio, grazie alle tante preghiere, potrà cambiare il coronavirus in un gentile microbo innocente.
Questo piccolo virus mi dà l’opportunità di approfondire la consapevolezza che l’uomo, la donna, io stessa, siamo una piccola cosa nell’universo e anche molto fragile.
Mi dice che è giunto il momento di ascoltare
ciò che la natura, il nostro corpo, la terra, ci stanno dicendo
e che ci decidiamo a porre degli atti concreti rispettosi e costruttori di futuro.
Ci è richiesta una conversione del nostro spirito di dominio, di cui ognuno di noi porta in sè seme, ben nascosto dietro tante buone intenzioni.
Questo piccolo virus ci ha fatto scoprire che noi, la frontiera sud dell’Europa, noi che chiudevamo i nostri porti alle ONG che salvavano i migranti, noi, che avevamo dato soldi alla Turchia, perché si tenesse i siriani che fuggono dalla guerra, noi, adesso siamo quelli discriminati, quelli che sono rifiutati allo sbarco dell’aereo e sono respinti alle loro frontiere; noi, proprio noi, siamo quelli che portiamo le malattie …..
Ho apprezzato i nostri governanti, che hanno saputo prendere decisioni abbastanza rapidamente e che hanno spinto la gente a riscoprire un senso di appartenenza alla comunità umana, coscienti che potremo uscire da questa storia solo insieme, legati da reciprocità e interdipendenza.
Ammiro anche moltissimo il personale sanitario che ha saputo mettersi al servizio senza riserve, con grandi rischi e fatiche.
Il piccolo sacrificio di restare a casa è ben poca cosa,
ma è il nostro SÌ ad appartenere a questa umanità presuntuosa e fragile …
chiamata alla conversione.
Piccola sorella Anna