Anne Marie: “Sono arrivata a Pierrefitte da un paio d’anni. Questa fraternità non è nuova per me, ma ora la vivo dall’interno, ne condivido la missione, la vita fraterna e tutto quello che fa la banalità della vita quotidiana. Posso dire che sto entrando a poco a poco in una realtà che sto imparando ad amare. Sto scoprendo certi aspetti, per es. la parrocchia; mentre per altri mi trovo su un terreno completamente sconosciuto. Mi piace molto l’ambiente della periferia: ambiente multiculturale… multi religioso… multi… per me è un piccolo angolo del Regno da costruire, nella continua ricerca del “vivere insieme”, della fraternità universale.
Ho conservato le attività che avevo, in particolare il volontariato con gli ammalati. All’ospedale Delafontaine, da diversi anni, visito regolarmente un reparto e rispondo alle chiamate d’urgenza del reparto rianimazione. Questo richiede una certa disponibilità perché ogni volta tutto è nuovo e inaspettato. L’ospedale non è lontano, ci vado a piedi; questo tempo di cammino, prima o dopo le visite, per me è importante. E’ tempo di preghiera, per non andare sola ad incontrare i malati e per affidarli a Dio, quando li lascio … Questa missione, vissuta con altri volontari della pastorale dei malati, prevede degli incontri regolari e dei momenti di formazione, in diocesi o a Parigi.
Da qualche anno, accompagno i malati a Lourdes in occasione del pellegrinaggio diocesano, come membro del “servizio ospedaliero”. Amo questi giorni vissuti in un’atmosfera familiare e di servizio, dove certamente si è confrontati con grandi sofferenze, ma anche con splendidi gesti di solidarietà e di fraternità. Durante il pellegrinaggio si tessono anche legami di amicizia e si rafforzano relazioni di fedeltà con persone sole, isolate dalla malattia mentale o handicappate (per es. aiuto una signora non vedente a compilare i suoi documenti). Sono relazioni semplici ma impegnative, che aprono a domande sulla sofferenza, che obbligano ad andare all’essenziale.
Col “Secours catholique” (Caritas Francia), durante l’inverno, aiuto a distribuire la colazione a persone senza fissa dimora o in situazione di grande precarietà. Si tratta di una trentina di persone, soprattutto uomini, accolti nei locali messi a disposizione dalle Piccole Sorelle dei Poveri. E’ un momento forte per fare conoscenza, un tempo in cui le persone possono sostare e trovare qualcuno che le ascolti, una piccola parentesi in cui la vita sembra essere più umana … Però è anche il momento in cui la sofferenza può esplodere, a volte anche con aggressività o con violenza … Sono impressionata nel constatare quanto tutte queste persone abbiano semplicemente bisogno di essere ascoltate, riconosciute, … come ognuno di noi. E sono commossa quando, passando vicino alla piazzetta dove si rifugiano durante la giornata, o in qualche strada di St. Denis, mi chiamano e si precipitano per scambiare qualche parola … con in mano la lattina della birra.”